Nella terza ed ultima giornata della Conferenza nazionale sui prodotti chimici: CLP, Reach, Biocidi e Fitosanitari, svoltasi a Roma presso l’Auditorium Biagio D’Alba del Ministero della Salute nei giorni 29-31 ottobre 2025, il dibattito si è concentrato sui prodotti fitosanitari e sulla protezione delle piante, temi che oggi assumono un ruolo cruciale nel quadro della sicurezza alimentare e ambientale.
A prendere la parola, nel corso della mattinata, è stato il dott. Bruno Caio Faraglia (in foto), Direttore del Servizio Fitosanitario Centrale (SFC), che ha offerto un intervento denso di dati, riflessioni e richiami alla necessità di un nuovo approccio integrato nella gestione dei prodotti fitosanitari.
“Il nostro compito – ha esordito – è proteggere le piante. E proteggere le piante significa, oggi più che mai, proteggere la salute dell’uomo e dell’ambiente. Non esiste salute umana senza salute delle piante.”
La storia della protezione fitosanitaria è lunga e radicata: dalle misure di protezione nel Cinquecento che stabilivano i calendari di raccolta delle olive fino alla crisi della fillossera nell’Ottocento. “Da allora – ha ricordato il Direttore del SFC – si è iniziato a capire che non si trattava solo di difendere una coltura, ma si trattava di difendere un ambiente, un territorio, una collettività.”
Ma oggi la sfida è diventata planetaria. Globalizzazione e cambiamenti climatici stanno favorendo la diffusione di nuovi organismi nocivi “in numeri impressionanti”. Secondo i dati dell’Unione Europea, solo nell’ultimo anno le notifiche di focolai fitosanitari sono aumentate del 140%.
Tra le emergenze più importanti sul territorio nazionale si segnalano il bostrico tipografo, che ha devastato le abetaie del Nord Italia, la Popillia japonica, di cui quest’anno si segnalano otto nuovi focolai in tre regioni e la Xylella fastidiosa, ancora oggi sinonimo di emergenza fitosanitaria e di interi paesaggi agrari compromessi.
I confini tra la difesa della produzione agricola e la tutela dell’ambiente si stanno dissolvendo, ha osservato il dott. Faraglia. Oggi non si tratta più di proteggere solo l’azienda, ma l’intero territorio. I problemi dell’agricoltura e quelli della salvaguardia ambientale coincidono sempre più: la protezione delle piante, e quindi dell’agricoltura stessa, è ormai una sfida complessa che impone di integrare la difesa delle colture con quella dell’ecosistema.
La protezione delle piante è, in definitiva, una responsabilità collettiva.
Un concetto, dichiara il dott. Faraglia nel corso del suo intervento, che si inserisce pienamente nella filosofia One Health, secondo cui la salute di piante, animali e persone è strettamente interconnessa. Da qui la necessità di integrare tutte le strategie di difesa: dalle pratiche agronomiche tradizionali alle nuove tecniche di biocontrollo, fino all’uso più mirato e consapevole dei fitofarmaci.