Popillia japonica Newman è un coleottero scarabeide, originario del Giappone, considerato una delle specie invasive che ha causato danni significativi nelle zone dove si è diffuso. I principali fattori che possono limitare la potenziale diffusione della specie in nuove aree sono la temperatura e l’umidità del suolo. Tuttavia, la disponibilità degli ospiti e le condizioni climatiche sono adatte all’insediamento dell’organismo nocivo nella maggior parte degli Stati membri dell’UE. A causa dell’elevato rischio fitosanitario, Popillia japonica è stata inclusa nella lista degli organismi nocivi da quarantena rilevanti per l’Unione Europea (Allegato II, parte B), del Regolamento (UE) 2019/2072 ed inserita nella lista degli organismi da quarantena prioritari per le piante nel Regolamento (UE) 2019/1702.
In Europa, la presenza di Popillia japonica Newman era conosciuta unicamente in Portogallo (Isole Azzorre) fino al 2014, quando è stata rinvenuta in Italia nel Parco del Ticino. Successivamente è stata segnalata anche in Svizzera (Canton Ticino).
Nell’area del Parco del Ticino, dal momento del rinvenimento, sono stati attuati monitoraggi intensivi, sono state adottate importanti misure di contrasto, sono stati condotti incontri informativi sul territorio. Le azioni messe in campo hanno limitato l’espansione di questo focolaio. Tuttavia, azioni di eradicazione dell’organismo nocivo nella zona delimitata non sono più possibili e pertanto, vengono applicate misure fitosanitarie volte al contenimento.
Nel luglio del 2023 un nuovo ritrovamento di Popillia japonica è stato riscontrato nella regione Friuli-Venezia Giulia, così da istituire ufficialmente un’area delimitata in eradicazione del focolaio. Sono state immediate le misure fitosanitarie di emergenza per l’eradicazione dell’organismo nocivo (ai sensi del Regolamento (UE) 2023/1584).
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Come avviene la diffusione e quali sono i danni ed i sintomi
Le possibili vie di ingresso sono rappresentate da:
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- trasporto passivo degli insetti adulti (“autostoppismo”) su vari mezzi di trasporto (es. voli nazionali ed internazionali, veicoli su gomma etc.), indipendentemente dalle piante ospiti eventualmente trasportate;
- terreno in accompagnamento a piante da impianto (es. piante in vaso, piante in zolla, prato a rotoli) potenzialmente infestato da uova, larve e/o pupe;
- suolo potenzialmente infestato da uova, larve e/o pupe.
L’incremento dell’area infestata per diffusione naturale nel focolaio che attualmente interessa Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria è di circa 10 km all’anno e varia in funzione delle condizioni pedoclimatiche.
Nei prati con alti livelli di infestazione di larve di P. japonica, il cotico erboso risulta danneggiato sia dall’erosione delle radici operata dalle larve sia, indirettamente, dalla movimentazione del terreno operata dai predatori delle stesse, come uccelli, cinghiali, talpe. I danni sono causati sia dalle larve nel terreno, che si nutrono delle radici di graminacee, che dagli adulti, che presentano un comportamento gregario, alimentandosi sulla vegetazione di numerose specie coltivate e spontanee. Il primo sintomo facilmente individuabile causato dagli adulti di P. japonica è la presenza di foglie completamente scheletrizzate delle piante delle quali si nutre. Gli individui erodono infatti la lamina fogliare nelle porzioni più morbide lasciando progressivamente scoperte le sole nervature
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Quali piante sono attaccate dall’insetto
È altamente polifago, sebbene non tutte le specie vegetali vengono colpite con la stessa intensità. Tra le specie di interesse agrario, vi sono la vite, i piccoli frutti, il nocciolo, il pesco, il susino, il mais e la soia.
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Ciclo vitale
In Italia, compie una sola generazione all’anno e sverna come larva di terza età nel terreno. Gli adulti sfarfallano verso l’inizio di giugno e sono attivi fino a settembre con un picco di volo in genere nel mese di luglio
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Siti a maggior rischio
I siti a maggiore rischio, secondo la codifica EUROPHYT, sono: 1.1 campo (a seminativo, a pascolo); 1.2 frutteto/vigneto; 1.3 vivai; 2.1 giardini privati; 2.2 siti pubblici; 2.5.2 centro giardinaggio; 2.5.6 aeroporti, porti, strade, ferrovie; 2.5.7 punti di ingresso.
Per approfondimenti si rimanda alla scheda tecnica per le indagini, del Servizio fitosanitario nazionale, relativo a P. japonica, il Documento Tecnico Ufficiale – DTU n. 38 e alle informazioni disponibili su EFSA pest survey card.
Popillia japonica Newman è una specie originaria del Giappone, è stata poi rinvenuta in ampie aree degli Stati Uniti, Canada e Cina. In Europa la presenza di questo organismo nocivo è stata riscontrata in Portogallo, Italia e Svizzera, diffondendosi a livello globale come mostra la mappa di “EPPO Global database”.
Nel 2024, in Italia, i focolai sono presenti in due aree:
- dal 2014, Parco del Ticino e da una zona cuscinetto con un raggio di 15 km attorno alla zona infestata (fino alla fine del 2023, risulta essere costituita da una zona infestata di 19,733 km2). L’area delimitata del focolaio (Outbreak n. -574) ricade nelle regioni della Lombardia (provincia di Milano, Monza e della Brianza, Lodi, Pavia, Varese, Cremona, Lecco, Como, Bergamo), Piemonte (provincia di Alessandria, Asti, Torino, Verbano-Cusio-Ossola, Novara, Biella e Vercelli), Valle d’Aosta (provincia di Aosta) ed Emilia Romagna (provincia di Piacenza e Parma)
- dal 2023, Friuli-Venezia Giulia (comune di Lignano Sabbiadoro) area delimitata in eradicazione del focolaio (Outbreak n. 2260)
Le attività di Sorveglianza, che si svolgono sulla base del Piano Nazionale di Indagine (PNI), consistono nella realizzazione di ispezioni visive, nel posizionamento e controllo di trappole e nel prelievo di campioni per i controlli analitici da parte dei laboratori dei Servizi fitosanitari regionali. L’applicazione del Piano Nazionale di Indagine è finalizzato alla definizione del Pest status dell’organismo nocivo sul territorio nazionale.
Per quanto riguarda Popillia japonica, la pianificazione delle indagini del 2024, ha previsto l’ispezione di 3.705 siti e 4.699 esami visivi da eseguire su piante e suolo.
I risultati delle precedenti indagini condotte nelle aree indenni (2021-2022), hanno confermato l’assenza dell’organismo nocivo in tutto il territorio nazionale ad eccezione delle regioni dove era già presente (Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Emilia-Romagna). I dati nella tabella di seguito mostrano che nuovi ritrovamenti si sono verificati al confine dell’area delimitata (Valle d’Aosta ed Emilia-Romagna), inclusa inoltre la prima segnalazione della presenza dell’organismo nocivo in Friuli Venezia Giulia.
La tabella indica il numero dei siti ispezionati, il numero delle analisi effettuate per verificare la presenza dell’organismo nocivo ed il numero dei positivi al test, il luogo di ritrovamento ed il link al rapporto di riferimento.
Inoltre, i dati mostrano che, nell’arco degli ultimi due anni, le indagini hanno subito un incremento sia nella numerosità dei siti ispezionati che nel numero di analisi effettuate.