La sindrome della ‘moria del kiwi’, è un fenomeno che si è manifestato a partire dal 2012 nell’area del basso Veronese. Più di recente, il fenomeno ha interessato anche altri areali di coltivazione nazionali, in particolare nella Provincia di Latina nel Lazio.
La Regione Veneto si è da subito attivata per identificare le cause di tali manifestazioni, avviando iniziative di ricerca su aspetti di varia natura, sia di carattere parassitario che di tipo agronomico
Si tratta di una manifestazione molto complessa e di difficile interpretazione date le numerose casistiche osservate. Le piante di kiwi colpite manifestano avvizzimenti della parte aerea della pianta e una riduzione della pezzatura dei frutti. In particolare, l’apparato radicale risulta fortemente compromesso con marcescenza diffusa delle radici di minore diametro.
Per quanto concerne invece la possibile presenza di parassiti o patogeni, non è stata rilevata la presenza di organismi nocivi di nuova introduzione negli impianti colpiti ma la presenza di alcuni funghi già noti per essere agenti patogeni dell’apparato radicale
La presenza di possibili inquinanti nelle acque di irrigazione e/o nel terreno, le condizioni meteorologiche dal 2012 in poi, la conduzione agronomica del frutteto, le caratteristiche del terreno nelle zone colpite, la modalità di irrigazione e nutrizione delle piante, la presenza di patogeni.
Per quanto riguarda gli studi sugli inquinanti, non si sono rilevate anomalie nel contenuto dei diversi elementi nutritivi nonché in metalli pesanti o altri inquinanti.
Le caratteristiche agronomiche del terreno, in associazione con l’elevata piovosità e la gestione delle irrigazioni, sembra possano avere un ruolo nella manifestazione dei fenomeni, provocando una condizione di anossia per periodi prolungati, inducendo un notevole stress radicale.
Lo stabilirsi di condizioni di elevata umidità nel terreno per un periodo prolungato comporta l’instaurarsi di condizioni di asfissia radicale. Inoltre, il compattamento del suolo che si verifica a seguito del passaggio delle macchine agricole aggrava la situazione.
Come concordano diverse fonti bibliografiche la pianta del kiwi è particolarmente sensibile al ristagno idrico soprattutto nei casi di sommersione del terreno, anche per tempi limitati a pochi giorni, con sofferenze dovute a costipazione e presenza di anossia del terreno, tipicamente ascrivibili, per altre specie, a condizioni di saturazione prolungate. Le esperienze confermano che un danno radicale occorso nella stagione invernale è in grado di compromettere la ripartenza vegetativa della pianta con limitazione delle capacità di assorbimento per sopperire alle esigenze nutrizionali e idriche, con conseguenti rapidi appassimenti e disseccamenti tipici della sindrome.
Specifici studi sono stati avviati anche nel Lazio al fine di verificare il ruolo degli agenti patogeni presenti nel suolo, con il coinvolgimento del CREA-Centro di ricerca per l’Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura di Roma, dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma-Dipartimento di Malattie Infettive e Apofruit-sede di Aprilia.
Dall’esito degli studi finora condotti si sta delineando l’ipotesi per cui il fenomeno della moria è la conseguenza di più cause che insieme concorrono ad alterare la vitalità degli apparati radicali fino a comprometterne la funzionalità. Tale fenomeno porta a un declino precoce della pianta ed alcuni ricercatori lo hanno denominato “sindrome da declino precoce dei kiwi” (KEDS). Le piante colpite da KEDS collassano improvvisamente e muoiono. Nessuno dei molteplici fattori è stato chiaramente identificato come l’unica causa della sindrome tuttavia, quasi tutti possono essere direttamente o indirettamente correlati all’estrema sensibilità dei kiwi alla scarsa disponibilità di ossigeno nel suolo. Pertanto, sono state proposte pratiche di gestione del suolo che migliorano l’aerazione delle radici, limitando il rischio di ristagno idrico e riducendo lo sviluppo di malattie trasmesse dal suolo ma tali pratiche non sono state sufficienti a evitare l’insorgenza della sindrome.
A questo riguardo l’ultimo studio è visionabile al seguente link:
Per questo è indispensabile continuare nelle attività di ricerca al fine di identificare con certezza le cause dei disseccamenti e definire una strategia per il contrasto del fenomeno.
In considerazione dell’incremento registrato dal fenomeno, il Comitato Fitosanitario Nazionale ha ritenuto opportuno istituire uno specifico Gruppo di lavoro tecnico-scientifico al fine di coordinare le attività di ricerca e definire linee guida per la gestione della problematica sulla base dei risultati che emergeranno da tali attività. Le direttrici indicate dal Comitato, sulle quali orientare i lavori del gruppo di Lavoro, sono le seguenti:
- Definizione dei criteri di indagine per determinare gli areali in cui si manifesta il fenomeno;
- Definizione delle misure utili a rallentare il manifestarsi del fenomeno, per dare le prime indicazione alle aziende;
- Linee di ricerca multidisciplinari che affrontino gli aspetti legati alla relazione clima – suolo, alla fisiologia della pianta, nonché agli organismi nocivi secondari.
Nella riunione del Comitato Fitosanitario Nazionale del 3 e 4 maggio scorso sono stati presentati i lavori fin qui svolti dal Gruppo di Lavoro, la scheda1, utile al fine di quantificare il danno da Moria in maniera economica, la scheda2, funzionale allo studio sulla interazione delle cause, e le linee guida. Il Comitato ha espresso soddisfazione per il lavoro svolto che ha visto integrarsi ed interagire in maniera fattiva le componenti universitarie, tecniche e scientifiche. I componenti tecnici del GdL hanno manifestato molto interesse verso la possibilità di riconoscere le potenziali interazioni tra i diversi parametri raccolti in campo, mediante l’analisi statistica multivariata. A questo fine è stata finanziata una ricerca per la gestione, verifica ed elaborazione, con tecniche di statistica avanzata, dei dati disponibili, per la definizione di misure utili a contrastare il manifestarsi della sindrome. Confrontate le diverse esperienze finora conosciute, il Gruppo di lavoro ha indicato, come interlocutore adatto allo svolgimento dell’attività di “elaborazione dei dati al fine di individuare misure utili a contrastare il manifestarsi della sindrome”, lo spinoff dell’Università di Piacenza HORTA srl., la quale ha già effettuato lo stesso tipo di analisi per la Regione Piemonte con dati raccolti da terzi in impianti piemontesi.
Nel contempo, il Gruppo di Lavoro ha concordato la necessità di predisporre un progetto di ricerca e sperimentazione armonico e multidisciplinare che privilegi, causa l’urgenza manifestata dalla componente tecnica del GdL, oltre alla determinazione delle cause eziologiche, la verifica dei potenziali rimedi alla Moria. Tale progetto è attualmente in una fase avanzata di redazione.