Le “barriere fitosanitarie” sono barriere (non tariffarie) alla circolazione di vegetali e prodotti vegetali, elevate da un Paese al fine di tutelare il proprio territorio e la propria agricoltura dall’introduzione di organismi nocivi (insetti, funghi, batteri, ecc…) sul proprio territorio.
Rimuovere le barriere fitosanitarie è cosa tutt’altro che semplice, infatti può richiedere molti anni. Implica l’avvio di un’attività negoziale lunga e complessa con le Autorità dei Paesi terzi, che si conclude, nel migliori dei casi, con l’accettazione da parte di ambo le parti di un protocollo d’intesa bilaterale.
Ogni trattativa necessita sempre di predisporre apposita documentazione tecnica (dossier), necessaria alle Autorità competenti dei Paesi terzi per valutare il rischio fitosanitario (Pest Risk Analysis – PRA) associato con il prodotto oggetto di esportazione (frutta, materiali di propagazione, piante, ecc…).
Nella maggior parte dei casi, l’avvio dei negoziati tra il Servizio Fitosanitario Centrale (SFC) e le Autorità dei Paesi terzi ha inizio a seguito di specifiche istanze presentate dalle Organizzazioni di settore, interessate all’apertura di nuovi mercati oppure atte a ripristinare quei flussi commerciali che sono stati interrotti a causa di problematiche fitosanitarie (blocco di un mercato a seguito di reiterati casi di non conformità ai punti di entrata, dell’aggiornamento del quadro normativo del Paese terzo, di nuove misure restrittive conseguenti all’insorgere di nuove emergenze fitosanitarie,ecc…).